Lunedì la più alta corte amministrativa francese ha ordinato alla polizia di Parigi di smettere di usare i droni per monitorare le persone nelle strade durante la pandemia.
L’uso dei droni, dimostrato dalla polizia in televisione, è contrario alle norme europee sulla protezione dei dati, ha concluso il Consiglio di Stato.
Si afferma che i droni della polizia volavano a 80-100 metri dal suolo senza ingrandire il video, e quindi le persone in pratica non sono state identificate. Inoltre, i droni avevano la capacità di registrare video disabilitata.
La Corte ha riconosciuto che i droni sono stati utilizzati per uno scopo legittimo di garantire la sicurezza pubblica e che il loro utilizzo non ha comportato una violazione “grave ed evidente” delle libertà fondamentali.
Tuttavia, il tribunale ha precisato che non esistono procedure per impedire l’uso dei droni anche per l’identificazione delle persone. Inoltre, durante la trasmissione dei dati al centro di comando della polizia, sono stati ottenuti dati personali e quindi dovevano essere conformi alle norme europee sulla protezione dei dati.
L’uso dei droni deve essere autorizzato mediante decreto o decisione ufficiale previa consultazione dell’agenzia francese per la protezione dei dati CNIL, cosa che in questo caso non è stata fatta.
I droni potrebbero essere dotati di dispositivi che renderebbero impossibile l’identificazione delle persone in qualsiasi circostanza.
Le autorità di tutta la Francia hanno utilizzato droni per monitorare il rispetto delle strade e delle spiagge rispetto alle norme introdotte per limitare la diffusione del nuovo coronavirus.
L’11 maggio è ufficialmente terminato il rigido regime di quarantena durato 54 giorni in Francia, ma molte delle restrizioni rimangono ancora in vigore. Tra questi, alle persone viene negato l’accesso alla maggior parte delle spiagge.