Bussola del cibo biologico: tiramisù a Roma, sidro a Parigi, olive ad Atene

In effetti, il primo ricongiungimento con il cibo biologico può avvenire inaspettatamente presto. Ad esempio, volando con “Scandinavian Airlines”, puoi portare a bordo caffè biologico con latte biologico certificato prodotto in Danimarca. Alcune compagnie aeree sono state in grado di introdurre pasti biologici. Sebbene il nostro “Air Baltic” abbia un marketing molto, molto ecologico, è ancora difficile trovare prodotti biologici nel suo ristorante aereo.

Allo stesso modo, negli aeroporti della Scandinavia (ma non solo!) puoi trovare bar dove il caffè biologico sarà la scelta abituale, non un’eccezione speciale. Quando però l’aereo squarcia la coltre nuvolosa e saluta con il solito tonfo la pista dell’uno o dell’altro Paese, iniziano le prossime sfide per saziare la fame, se c’è voglia di attenersi ai propri principi nutritivi. La buona notizia è che è possibile.

L’altra buona notizia è che aggiunge una dimensione in più al viaggio, perché conoscere un luogo assaggiando i prodotti biologici lì coltivati ​​significa conoscersi non casualmente, ma entrare in un rapporto molto stretto. I prodotti biologici sugli scaffali e nei menu, suppongo, indichino che l’imprenditore considera i clienti non come partecipanti a spacciatori di carrelli della spesa, ma come personalità che tendono ad approfondire consapevolmente i processi che si svolgono intorno a loro.

cristiano mbappe

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